Le recessioni gengivali localizzate
Le recessioni gengivali localizzate:
come, quando e perché curarle.
La gengiva è il tessuto che riveste la porzione di osso alveolare all’interno del quale si formano e poi restano inseriti i denti. Si divide in gengiva fissa (aderente all’osso), e mobile (intorno al dente). Essa infatti avvolge, come il polsino di una maglia, il colletto dei denti, cioè il confine tra corona e radice.
Normalmente, la gengiva sana, negli individui di razza bianca, ha un colore rosa chiaro e la sua superficie presenta un aspetto a buccia d’arancia. La gengiva, con le sue papille, riempie gli spazi interdentali assumendo così un andamento festonato (Foto 1).
La gengiva fa parte del parodonto, termine che deriva dal greco para (intorno) e odons (dente), insieme all’osso alveolare, al legamento parodontale e al cemento che riveste la superficie della radice del dente. Il parodonto costituisce il sistema di supporto dei denti ed è una vera e propria articolazione (sindesmosi). I denti infatti non sono rigidamente saldati all’osso, ma presentano una naturale mobilità.
Come la pelle, la gengiva è cheratinizzata, vale a dire che i suoi strati cellulari più superficiali sono costituiti da cellule ripiene di cheratina (proteina che conferisce resistenza ai tessuti di rivestimento, come appunto la pelle).
La gengiva deve essere sufficientemente alta e resistente, per non subire traumi durante la masticazione e proteggere i tessuti sottostanti da infezioni e infiammazioni. La sua altezza si misura a partire dalla linea mucogengivale (Foto 1), che è la zona dove finisce lo strato cheratinizzato resistente e inizia la mucosa alveolare più delicata, che completa il rivestimento dell’interno della bocca.
La quantità di gengiva varia da prersona a persona e da zona a zona della bocca; essa inoltre si modifica nel corso della vita. Molti autori ritengono che comunque una minima quantità di gengiva deve sempre essere presente per la salute del parodonto.
Le malattie gengivali si possono riassumere in: gengiviti di varia origine (infettive e infiammatorie), iperplasie e ipoplasie (aumento e diminuzione).
Si definisce recessione gengivale localizzata quella che interessa un singolo elemento dentario. Questa lesione compromette la salute parodontale del dente stesso ed è causa di inestetismo del sorriso. La recessione si manifesta con una diminuzione dell’altezza della gengiva, misurata come già detto, dalla linea mucogengivale. Ci si associa quasi sempre la presenza di tartaro e un’infiammazione marginale. Risulta alterata, ovviamente, la normale festonatura del bordo gengivale. Se la recessione è di modesta entità, generalmente la salute del dente non è compromessa, ma se supera la linea mucogengivale si può arrivare alla perdita del dente (Foto 1).
Le cause che possono provocare una recessione gengivale sono di varia natura, e non tutte ufficialmente riconosciute. Sicuramente il tartaro è sempre presente nelle lesioni iniziali e, se non viene rimosso, può provocare la distruzione dei tessuti parodontali. Se il dente si trova in posizione sporgente verso l’esterno dell’arcata, l’osso che riveste la sua radice sarà sicuramente assottigliato. In questi casi basta una leggera infiammazione per provocarne la distruzione e la conseguente retrazione dei tessuti gengivali di rivestimento. Come possiamo vedere nella (Foto 2) infatti, una retrazione gengivale può migliorare in seguito all’allineamento dei denti con l’ortodonzia. Altre volte invece possono comparire retrazioni gengivali in corso di trattamento ortodontico. I frenuli labiali con inserzione molto vicina al margine gengivale, possono costituire un’uteriore causa di retrazioni gengivali. Questi cordoni fibrosi, infatti, hanno spesso un’azione traente sulla gengiva.
Come curarla: la cura prevede innanzitutto la rimozione del tartaro che riduce l’infiammazione. Poi il paziente va istruito a mantenere una corretta igiene e controllo della placca, evitando di spazzolare i denti in direzione orizzontale.
I denti andrebbero sempre spazzolati con un movimento rotatorio verticale, dalla gengiva verso il dente e non viceversa, usando esclusivamente uno spazzolino a setole morbide.
La recessione deve essere fotografata e controllata nel tempo per quantificarne un eventuale peggioramento. Se tende ad aumentare, in genere si interviene chirurgicamente con un trapianto di gengiva prelevata dal palato, in modo da assicurare un nuovo strato di gengiva aderente al disotto della recessione. La gengiva del palato infatti è tutta cheratinizzata, e la regione dei premolari rappresenta un ottimo sito donatore. Questo intervento (Foto 3), è poco invasivo ed assicura una buona prognosi a lungo termine. Successivamente, a guarigione avvenuta, sarà possibile con un secondo intervento, ricoprire la radice scoperta, spostandoci sopra il tessuto trapiantato. Questo ovviamente si può fare se la recessione non è troppo grande. Se ci troviamo in presenza di un frenulo traente, si procede ad una frenulotomia chirurgica (Foto 2c).
Quando curarla: una recessione va sempre curata e tenuta sotto controllo fin dal suo esordio. Se presa in tempo infatti, quasi sempre sarà possibile arrestarne la progressione con interventi piuttosto semplici.
Perché curarla: per evitare di perdere il dente, nei casi più gravi, dove quest’ultima superi la linea mucogengivale; ma anche per l’estetica del sorriso.
Se infatti la recessione interessa la gengiva dei denti frontali superiori, incisivi e canini, il danno estetico può essere notevole e, se raggiunge certe entità, a volte irreparabile (Foto 4).